“Umani” è il nuovo singolo delle Lingue: “La musica aiuta a curare una società che non comunica più”

“Umani” è il nuovo singolo delle Lingue: “La musica aiuta a curare una società che non comunica più”
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Il brano uscito lo scorso 22 novembre per Pioggia Rossa Dischi anticipa il nuovo disco in arrivo per il 2020L’intervista

Si intitola “Umani” ed è il nuovo singolo delle Lingue, giovane band aquilana pop-rock con sfumature psichedeliche composta da Federico Vittorini  (voce, chitarra acustica), Marco Fontana (chitarre elettriche), Valerio Scarsella (basso, cori) e Andrea Orlandi (batteria, percussioni).

“Umani”, uscito lo scorso 22 novembre per Pioggia Rossa Dischi sulle principali piattaforme streaming e seguìto dal videoclip ufficiale, vuole suonare come un messaggio positivo per chi, soffocato dalle difficoltà, trova difficile rimanere a galla in un mondo ricco di disillusioni e incapacità comunicativa.

Un brano che lancia un grido di speranza e che invoglia a non mollare, perché ogni tunnel buio è destinato a finire e nonostante ci si senta immobili prima o poi si ritornerà a respirare, a correre forte. “Umani” è la dimostrazione che anche una canzone può aiutare a curare le ferite e a farci sentire meno soli.

Ecco l’intervista per conoscerli meglio.

Ciao! Chi sono le Lingue? Parlatemi di voi e del vostro percorso artistico.
“Ciao ragazzi! Lingue sono Federico, Marco, Andrea, Valerio e Luca.
Lingue è la necessità di mettere in musica le emozioni incastrate dentro ognuno di noi, Lingue è una famiglia prima di essere una band.
Nasciamo nel 2017, sondiamo il terreno con un po’ di concerti in giro per il centro Italia dopo l’uscita di un EP autoprodotto e dopo un periodo di pausa ci mettiamo in studio con Marco Di Nardo (Management) per scrivere, arrangiare e produrre questo nuovo lavoro che adesso stiamo iniziando a scartare insieme a Pioggia Rossa Dischi.”

Se non erro siete passati da “Lingue Sciolte” a “Lingue”: come mai questo cambiamento? C’è un significato particolare dietro questo nome?
“Non c’è un significato particolare dietro al nome e la scelta di accorciarlo viene dal bisogno di essere diretti nelle presentazioni. Lingue, punto.
Lingua che è una parte del corpo fondamentale, se ne sta nascosta quasi sempre dietro le labbra ma è l’arma più tagliente che abbiamo a disposizione. Necessità di essere diretti in una società dove si fa fatica a dirsi le cose in faccia.”

Quali sono le vostre influenze artistico-musicali (e non!)?
“Le influenze sono piuttosto varie, essendo cinque teste differenti, ognuno di noi ha il suo background personale, c’è spesso confronto e contrasto dei gusti musicali che unendosi creano il nostro sound in continuo mutamento. Ad ogni modo spaziamo dal cantautorato alla psichedelia passando per mille sfumature che diventano fondamentali nella vestizione di un brano.”

Vi sentite indie?
“Ci sentiamo di fare musica. Non ci riteniamo appartenenti ad un genere soltanto, vogliamo rappresentare ciò che siamo, mischiare, sperimentare, essere sinceri.”

Che cosa vi emoziona della musica?
“Il confronto, il vivere di scambi, in primis tra di noi e con il pubblico ma anche in autogrill. Il sentirsi appagati vedendo gli occhi di una persona che entra in contatto con ciò che è stato scritto all’interno di una cameretta. La musica è il connubio perfetto tra le emozioni. ”

Il 22/11 è uscito il vostro singolo “Umani”: raccontatemi di che cosa parla e com’è nato questo brano.
“Umani è la voglia di reagire. Segna il momento in cui ci si guarda allo specchio e non si vede più tutto nero, il momento in cui torna ad esserci la convinzione di riuscire a correre. Il brano è una preghiera alla propria anima, un confronto con se stessi ed un consiglio a tutti coloro che come noi sono rimasti incastrati per troppo tempo dentro le proprie paure, paranoie, debolezze. Tutto può essere una forza.”

Quanto bisogno c’è di umanità oggi? La musica è ancora in grado di curare certe ferite della società?
“Probabilmente la musica è l’unica “pozione” che ancora può essere in grado di curare le ferite di questa società. Ma anche la musica è vulnerabile e va salvaguardata, perché in questo momento la vediamo ferita, ferita come questa società che ha bisogno di comunicare, di riniziare a comunicare per provare a girare pagina e ricominciare.”

Parlatemi della copertina del disco: da cosa nasce l’idea?
“Con la copertina abbiamo voluto esprimere l’atto di specchiarsi con la propria anima.”

Trovo che anche il video sia particolare poiché dotato di una luce unica: anche in questo caso, com’è nata l’idea? Che cosa volete raccontare con queste immagini?
“Al video di Umani siamo estremamente affezionati. Il protagonista veste perfettamente i panni di chi quella canzone ce l’ha scritta sulla pelle. Come dicevamo prima Umani è la voglia di reagire, e nel video abbiamo cercato di ricreare questa cosa qui, insieme alla voglia di sentirsi liberi, di spogliarsi di tutte le volte che ci sentiamo sbagliati.
Alzarsi dal letto, sorridere, respirare, correre forte.”

LINGUE – Umani

Da poco siete entrati in famiglia Pioggia Rossa Dischi, una realtà davvero indipendente. Come siete entrati in contatto e come sta andando?
“Ci siamo conosciuti con Rachid Bouchabla in occasione di due aperture agli Ex-Otago, abbiamo mantenuto il contatto vivo con il tempo e ci siamo ripresentati a disco finito. Lui e Lorenzo ci hanno accolto a braccia aperte, davvero come fossimo di famiglia. C’è unione di intenti, c’è la voglia di farsi conoscere, insieme. Sarà un bellissimo viaggio, ne siamo certi.”

Quanto è importante, oggi, ritornare alla dimensione live della musica?
“Abbiamo sempre creduto nella potenza del live che permette di confrontarsi con le persone che stanno in piedi a sentirti fare quello che sai fare meglio. Partiamo come musicisti anche per scelte di studio e formazione e crediamo di riuscire a trasmettere molto di più su un palco che dietro uno schermo o un auricolare.”

La musica, oggi, è davvero in mano ai singoli o c’è ancora spazio per i gruppi?
“Siamo fermamente convinti che la musica non stia in mano solo ai singoli. Essere una band non è facile ma è allo stesso tempo meraviglioso. Creare una persona unendone diverse, portare sul palmo della mano la sincerità. Un gruppo non è fatto di capi, non servono. I gruppi possono prendere per mano la musica e viceversa, purché le basi sulle quali si fonda il gruppo siano onestà intellettuale e voglia di migliorarsi.
Da singoli in questo contesto varremmo tutti un po’ di meno, insieme non abbiamo paura di cadere perché sappiamo che ci sarà sempre un braccio pronto a salvarti.”

Che cosa pensate dei talent?
“Crediamo che la musica sia un concetto che tanto si avvicina all’utopica libertà, è proprio per questo non ci sentiamo di giudicare nulla.
Ma il nostro pensiero naturalmente lo abbiamo. Siamo convinti che la sincerità sia la chiave di tutto, il poter essere se stessi, il potersi arricchire con consigli e parole di persone nuove. Faremo musica fin quando ci sentiremo sinceri con noi stessi, in un talent non ci sentiremmo così.”

Quali sono i vostri progetti futuri?
“Scrivere, suonare, crescere. Abbiamo in mente già alcuni prossimi lavori, nel frattempo faremo tutto per portare questo disco il più in alto possibile, senza partire con aspettative esageratamente alte.
Vogliamo suonare le nostre canzoni in giro, nei pub e nei palchi più grandi, col freddo e col caldo di luglio. Vogliamo che Lingue possa entrare nelle teste di più persone possibili, farci conoscere attraverso ciò che ci descrive di più, le nostre canzoni.”

a cura di
Giovanna Vittoria Ghiglione

foto di copertina
©Maria Chiara Panone

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Giovanna Vittoria Ghiglione

Giovanna, classe 1992, è un’instancabile penna incallita. Per lei, le cose importanti passano tra inchiostro e carta: tutto il resto è noia. Impulsiva come Malgioglio davanti a un negozio di pashmine floreali, ha sempre trovato nella scrittura il rimedio più efficace contro gli errori della vita: scrivere significa pensare e pensare – purtroppo – non è da tutti. La musica ha sempre giocato un ruolo primario nella sua vita e scriverne è diventato presto un obiettivo da raggiungere. E se è vero che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, a lei non piace proprio tutto: è passata, negli anni, da grandi classici della scena Pop dell’adolescenza, al Rock degli anni ‘90, fino all’Hip Hop – che sin da bambina ha amato grazie alla danza. Autentica sostenitrice della morte dell’Indie, oggi non ha un genere preferito nonostante le statistiche di Spotify evidenzino una grande tendenza Pop.

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