Apparat – Teatro Regio – 16 Novembre 2019

Apparat – Teatro Regio – 16 Novembre 2019
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Tripudio di applausi per Apparat sabato sera al Regio

Il giovane musicista tedesco, primo artista di musica elettronica ad aver vinto il David di Donatello per la colonna sonora del film Capri Revolution di Mario Martone, ha entusiasmato il pubblico sabato sera, al Regio di Parma.

Nell’ambito del Barezzi Festival, evento musicale giunto alla sua tredicesima edizione, nato per omaggiare Antonio Barezzi, mecenate che ha creduto nel talento di Giuseppe Verdi e ha finanziato la sua carriera, i suoni, le luci e le forme artistiche distintive di Apparat, si sono susseguite in un escalation di musica riproducendo una sorta di atmosfera onirica, e unendo passato e presente in un luogo che rappresenta un pezzo della Storia di Parma.

All’interno della splendida cornice del Teatro Regio, Apparat, così come Verdi fece a suo tempo, ha affascinato il suo pubblico inscenando uno spettacolo suggestivo basato su imput visivi fatti di linee sfuggenti ma decise, luci in grado di risaltare lo sfarzoso lampadario e i contorni degli antichi affreschi che decorano il teatro, suoni dal ritmo ora serrato e sfuggente, ora calmo; il tutto accompagnato dalla sua delicatissima voce, e da una miscellanea di suoni provenienti da diversi strumenti: violoncello, pianola, batteria, sax, basso, violino e banjo.

I fan sono andati in  visibilio, tant’è che il musicista stesso ha voluto ringraziare il pubblico per la calorosità ricevuta, addirittura scusandosi  per la sua scarsa conoscenza della lingua italiana.

Sascha Ring, questo il vero nome di Apparat, è tornato al suo stile originario, quello astratto, anche per spogliarsi dalla veste di popstar che, a suo dire, non gli si addice per nulla.

Ritorno quindi a suoni più complessi e diversificati, che l’artista ritiene essere più in linea con la sua musica.

E ritorno anche alla sua vecchia personalità artistica, non quella del musicista da Festival stracolmo di gente, bensì quella dei capannoni degli esordi della sua carriera.

La sua ultima fatica, dopo sei anni di silenzio e il progetto con i Moderat, al quale ha lavorato assieme agli artisti Gernot Bronsert e Sebastian Szary dei Modeselektor,  si chiama  “Lp5”,  il nuovo album uscito nel marzo 2019, al quale l’autore non ha volutamente  dato un titolo, perché , a suo dire, dargli un nome sarebbe stato riduttivo: “It is about music and only that. And about trying to find that joy in making music again” ha dichiarato il musicista in un post su Facebook.

Esso raggruppa sonorità acustiche con sonorità elettronica, e trae ispirazione dalla musica pop, dal jazz, il rock, la classica e il drum and bass. La sua peculiarità, stavolta, è l’abbandono della ripetitività: un album ricco di sfumature che lui ha definito un “collage” di tanti pezzi differenti tra loro, frutto di sovrapposizioni, cambiamenti, idee dell’ultimo minuto e ritocchi vari.

Oltre a ciò, un altro tratto innovativo del nuovo disco è il cambio di prospettiva: se un tempo, Apparat, avrebbe detto ai suoi colleghi musicisti come e cosa suonare, nei suoi nuovi brani ha voluto dare spazio alle loro idee e registrare anche le loro proposte, così da rendere l’album molto più ricco dal punto di vista creativo.

Il Barezzi Festival ha presentato tre giorni di concerti tra il 15, 16 e il 17 novembre, divisi tra il Regio, la Sala Ipogea e l’Auditorium Paganini, e oltre al famoso musicista tedesco, ha ospitato tanti altri artisti dei generi più svariati, tra cui ricordiamo Echo e Thebunnymen, Scott Matthews, Nuovelle Vague, Vasco Brondi e Fil Bo.

A cura di
Silvia Ruffaldi

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