Bay Fest 2019

Bay Fest 2019
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C’era una volta la riviera romagnola la settimana di ferragosto. Le serate in discoteca, le feste nei chiringuitos in riva al mare e il Bay Fest

Tra il 12 e il 14 agosto, al Parco Pavese di Igea Marina é andata in scena la V edizione del festival punk rock più amato del nostro paese. La line up ricca, anzi ricchissima, é stata in grado di attirare persone da tutta Italia, anche se sarebbe più corretto dire da tutta Europa.

Varcata la soglia mi sono ritrovata in un marasma di individui completamente diversi tra loro (punk, alternativi, gente in kilt) ma che parlavano tutti la stessa lingua: la musica.

Tre giorni di concerti, uno dietro l’altro, un via vai continuo di performer che hanno riempito le nostre giornate tra un bicchiere di birra e l’altro.

Band italiane e eccellenze internazionali si sono alternate sul palco: nessun ritardo nella scaletta, le performance spaccavano il secondo. Ma andiamo con ordine.

Primo giorno

Con quel misto di eccitazione e trepidazione che accompagna ogni nuova esperienza io e i miei compagni di avventure varchiamo la soglia del Parco. Sembra di essere stati catapultati in un altra dimensione: tutti sono felici e rilassati, pronti a godersi lo spettacolo che sta per incominciare.

Se i presenti sono stati relativamente calmi durante il concerto dei Masked Intruders con i Punkreas ho capito cosa mi sarei dovuta aspettare in quei tre giorni: il delirio.

L’eroe della giornata, per me, è stato Frank Turner che si è lanciato il una performance scatenata che è terminata con lui che ballava tra il pubblico.

Con i Nofx c’è stata una esplosione di grinta. Quando Fat Mike, in abito succinto rosso e capelli azzurri, si è presentato sul palco il pubblico é impazzito. Sotto il palco c’è stata una vera e propria tempesta di sabbia causata dal pogo sfrenato e senza sosta dei fan. C’erano i giovani e i meno giovani ma tutti erano animati dallo stesso fuoco e dalla stessa passione chiamata punk.

Secondo giorno

Per me è stato il migliore di tutto il festival. 

Nonostante i Less Than Jake, i Good Riddance e i Pennywise abbiano fatto un grandissimo show e ci abbiano fatto cantare, ballare e pogare non possono reggere il confronto con i protagonisti indiscussi della giornata: gli Ska-p.

In un mondo dominato dal reggaeton ci pensano loro a ricordarci che la musica spagnola é molto di più. 

Non sono canzoncine che ti tengono compagnia durante le lezioni di zumba o gli aperitivi, gli Ska-p ci sbattono in faccia i loro ideali. La libertà, l’antifascismo, la critica alle tradizioni sbagliate e gli orrori delle istituzioni.

Non sono solo dei cantanti, sono dei veri e propri performer. Il loro non è un semplice concerto è un tripudio di suoni, colori e costumi. Il momento più alto e toccante del concerto si è avuto con Crimen Sollicitationis, la canzone che accusa il Vaticano per aver coperto i preti pedofili. Li, quando un paio di enormi ali nere si sono aperte per far librare in volo il prete corrotto, ho avuto i brividi. Anche il pogo, con gli Ska-p era diverso. Non era una battaglia all’ultimo sangue, é stata una danza. Un ballo tra migliaia di persone, unite dagli ideali di pace e antifascismo della band. Da El Gato Lopez fino al grido di Insistimos de El Vals De L’obrero non c’è stato un momento di pace. Ah, vi ho detto che in tutto questo il buon Pulpul ha cantato su una sedia a rotelle? Eroi.

Terzo giorno

Ultimo giorno, stanchi e provati dal viaggio, dai concerti precedenti e dalle partite di beach volley arriviamo al parco Pavese. Non ho più voce, uno dei miei compagni di viaggio si è rotto il dito di un piede. Sembriamo reduci da qualche battaglia ma non basta certo così poco a fermarci. É la sera degli Offspring, uno dei miei gruppi preferiti.

Gli Shandon ci danno la carica che ci serve per affrontare al meglio questa serata. Sangue e Lava dal vivo é da brividi. Il pomeriggio scorre tranquillo. I Dead Kennedys scaldano il palco in attesa degli headliner e si fanno amare. Il loro frontman é uno showman: balla e dialoga con il pubblico.

Poi è il loro turno, gli Offspring stanno per arrivare. Me la sento e decido di puntare alle transenne: sono una povera illusa. Quando i californiani salgono sul palco, e partono le prime note di Americana, il pubblico impazzisce e inizia a pogare senza sosta. E io sono lì, bloccata nel mezzo. Mi sono dovuta dare alla fuga prima della fine della canzone. Bilancio: un livido sulla schiena e moroso disperso. Non male.

Gli Offspring mi sono sembrati decisamente sottotono e fuori forma, per non parlare del fatto che Dexter non riesca più a raggiungere determinate tonalità. Tuttavia sono riusciti a farci cantare e ballare, come fanno da 20 anni a questa parte.

Questo è quello che è successo al Bay Fest. 

Una festa, in puro stile romagnolo dove la musica, il divertimento e la solidarietà sono al centro di tutto. 

Un luogo dove nascono amicizie e dove si fanno incontri inaspettati. Un evento in cui anche se vieni sorpreso da un temporale che ti lava da cima a fondo non ti importa perché l’importante è continuare a cantare.

C’era una volta, e per fortuna c’è ancora, il Bay Fest.

A cura di

Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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