Peter Doherty & The Puta Madres – Acieloaperto (Rocca Malatestiana – Cesena) – 23 Luglio 2019

Peter Doherty & The Puta Madres – Acieloaperto (Rocca Malatestiana – Cesena) – 23 Luglio 2019
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Per anni ho trovato insopportabile Pete Doherty. Così rock’n’roll da diventare cliché. Brutto, sporco, perennemente ubriaco, eroinomane. Pete che devasta le camere degli hotel, che si fidanza con le modelle, che entra ed esce dalla rehab, Pete che non sarebbe arrivato ai quarant’anni.

Però, come spesso succede, nella vita si finisce anche per innamorarsi di quello un po’ matto. Del ribelle, quello che esagera, sempre pronto a uscire dal seminato per infilarsi dritto dritto nella cattiva strada. Non ha senso, ma lo facciamo. Ed è così che io mi sono innamorata dei The Libertines, prima, e dei Babyshambles, poi. Oggi però Pete è tornato ad essere Peter, se non vi dispiace, e proprio la curiosità di conoscere questa nuova, ultima reincarnazione, mi ha portata a Cesena, a vedere dal vivo Peter Doherty and the Puta Madres.

In questi anni ho capito che la grande dote richiesta ad un fan irriducibile di Doherty è la pazienza. A volte non si presenta ai concerti, altre ci arriva completamente ubriaco. Succede anche che se ne vada prima. In occasione di acieloaperto però inizia puntuale, alle 22.15 sale sul palco. Ma non è la sola novità: anziché urlare, oggi Peter sussurra. Nella sua musica c’è un po’ meno rumore e un po’ più amore. Per il resto è sempre lui: polo, jeans e sneakers da pub, un po’ imbolsito, un po’ sbiadito. Invecchiato, certo. Ma con quella scintilla negli occhi che dà l’idea di farlo esplodere da un momento all’altro.

Partono i primi pezzi: All at Sea e Hell to Pay at the Gates of Heaven. Le canzoni del passato, dei The Libertines o dei Babyshambles, sono quelle che, inevitabilmente, riscuotono il maggiore entusiasmo. I brani dei the Puta Madres sono intrisi di una malinconia irresistibile, coadiuvata dall’armonica di Doherty, che lega tutto insieme. Alcune sono ballate lente e romantiche dal gusto gitano, ma non mancano comunque i suoni “a la Doherty” più tradizionali.

Narcissistic Teen Makes First XI è un’altra canzone dolce, lo stesso vale per Shore Leave: “you can’t lose control, if you don’t have control”, che sembra richiamare le bravate del vecchio Pete. D’altronde, bisogna riconoscere che Doherty è sempre stato sincero riguardo ai suoi due amori: le droghe e la perfida Albione.

Più volte durante il concerto mi ritrovo a pensare a lui come ad un gatto che fa la fusa. Cerca continuamente un contatto con il resto della band. Non solo con Katia DeVida, ma soprattutto con il chitarrista Jack Jones. Li abbraccia, li accarezza, li cerca, poi si allontana, li guarda da un angolo del palco durante un assolo e poi ritorna. È di buon umore e mostra tutta l’umanità e la gentilezza di un artista forse troppo spesso maltrattato, dalla vita e dalla stampa.

Someone Else To Be cita potentemente gli Oasis, il pubblico canta insieme a lui: “per favore, non mettere la tua vita nelle mani di un gruppo rock ‘n’ roll, loro butteranno via tutto”. Una frase presa in prestito che riassume vent’anni di musica, vissuti tra tentativi di riabilitazione, bizzarri problemi personali, cadute, autodistruzione e alcuni brevi scorci di paradiso.

Grazie a
Hub Music Factory | Retro Pop Live

a cura di
Daniela Fabbri

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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